RICHIESTE E NOTAZIONI

Per chi si accosta per la prima volta alla tematica della Difesa Personale è facile ritrovarsi nella condizione di voler capire anticipatamente come si svolgono le attività. Purtroppo, il più delle volte l’idea che si ha di questo ambiente di studio è stata preformata da un marketing fortemente disorientante. Video Tutorial, Corsistica Online, ultimi ritrovati dell’autodifesa sono solo alcuni esempi di scorciatoie che imperversano nell’ambiente con il risultato di pregiudicare il valore, l’importanza e la serietà che le attività di Difesa Personale dovrebbero detenere.

Con questa sezione si conferma la volontà di fornire un riferimento chiaro e trasparente, per cercare di contrastare la disinformazione oggi così diffusa. Si auspica da sempre a far sì che l’elaborazione e l’originalità dei contenuti redatti, le accezioni e gli approcci presentati possano essere utili sia agli utenti che ai futuri discenti.  Buona consultazione!

VALERIO PETECCHIA | Owner, Content Writer Difesapersonaleroma.it © 2018

L’errore comune è quello di sentenziare sulla infallibilità dell’uno o l’altro sistema o disciplina da selezionare.
In base all’esperienza maturata ritengo molto più utile osservare il livello di specificità degli obiettivi e il grado di congruenza tra ciò che viene proposto e ciò che fattivamente si svolge.

Ci sono tuttora corsi di arti marziali, sport da combattimento e persino discipline olistiche, che propongono la difesa personale senza nessuna differenziazione tematica né una vera e propria programmazione.
Per affrontare la Difesa Personale non solo si richiede una didattica dedicata ma si necessita di andare oltre la parte “tecnica”. L’istruttore che tiene realmente alla promozione di un tema così delicato saprà motivare le proprie scelte ed essere esaustivo qualora si necessitino maggiori chiarimenti. Andare alla fonte, parlare apertamente con quello che sarà il proprio istruttore, ascoltare attentamente cosa propone, risulta essere il primo passo utile a tale verifica.

I social sono ormai divenuti i nuovi canali di diffusione e promozione di molteplici servizi e di presentazione delle figure professionali. Ognuno con il suo modo di proporsi diversificato, dal consiglio alla dimostrazione di abilità, sta lanciando un messaggio.
Ciò che dovremmo comprendere in primis è proprio “cosa mi sta comunicando?”.
Moltissime sono le sfaccettature che concorrono al completamento di una figura professionale che opera nel settore Difesa Personale. Oggi tutto è più veloce, ma l’esperienza in termini di studio ed insegnamento diretto nell’ambiente restano degli elementi di rilievo ai quali porre attenzione.

Ci basti pensare che in riferimento ai livelli di competenza acquisita e certificata possono arrivare a 10 anni di attività continuativa dimostrabile.
È chiaro quindi che i corsi flash per nuovi istruttori influiscono negativamente sulla qualità delle figure di riferimento che troveremo nel settore e che andremmo poi a contattare. La valutazione dell’esperienza dell’istruttore non può di certo passare solo dalla lettura di un curriculum o dalla notorietà mediatica, ma dovrebbe trovare riscontro nella cura, nella passione e nella profondità con cui si è scelto di approcciare all’insegnamento. Per cui il proverbiale “toccare con mano” resta sempre un buon mezzo di confutazione.

La prevenzione resta una delle parole più utilizzate nelle presentazioni dei corsi di difesa personale in presenza e, oggi, online…
In termini di percezione questo elemento di indiscusso rilievo è stato purtroppo erroneamente accomunato a un “passepartout” che consente all’attività di rientrare tra quelle sicure e ben costruite. Il concetto della prevenzione è fondamentale per trattare il tema della difesa personale, ma il più delle volte lo ritroviamo in forma di consiglio: “non andare nel vicolo buio”, “porta con te lo spray al peperoncino”, o “utilizza l’oggetto che hai in borsa come strumento di autodifesa”.
Queste ipersemplificazioni denotano la mancanza di un collocamento solido nel percorso di studio, finendo così per affidare alla prevenzione un’accezione completamente scollata e difforme dalla realtà, perfino lontana dall’essere utile.
Inoltre, è bene sapere che la prevenzione non è il solo elemento ad essere importante per la formazione nella difesa personale e quindi ad essere imprescindibile dalla didattica che si andrà a svolgere. Anche qui il dialogo con il proprio istruttore è fondamentale per comprendere qual è il suo posizionamento e il livello di incidenza nel programma proposto.

Sentiamo sempre più spesso parlare di autodifesa femminile. Tra il pubblico si è radicata l’idea che esistono diverse tipologie di autodifesa, tra cui appunto quella femminile, connotata da caratteristiche tecniche ben specifiche riservate alle future allieve. Tutto ciò viene inoltre associato alla problematica del fenomeno della violenza sulle donne, in particolare agli eventi di violenza domestica (argomento che a mio parere non trova soluzione attraverso le tecniche di autodifesa). Tali combinazioni possono essere pericolosamente fuorvianti, soprattutto quando nella promozione di tali attività è insito il messaggio di trasformarsi in guerriere con un set di tecniche che permettono di mettere fuori gioco qualsiasi tipologia di aggressore in poco tempo.
Dal punto di vista formativo ci troviamo di fronte a una profonda dicotomia in quanto da una parte si sta dicendo che la donna come categoria ha la necessità di avere delle tecniche speciali per potersi difendere, e dall’altra parte che può tranquillamente divenire una combattente formidabile in poco tempo.
Personalmente considero l’ambiente di autodifesa multifattoriale, ovvero connesso all’interazione di più elementi che ne concretizzano le dinamiche. Sia che ci si riferisca a donne che uomini, non è tanto la tecnica a dover fare da padrone in un percorso di studio, ma piuttosto l’esigenza specifica dell’une e degli altri in termini relazionali, sociali e di conseguenza di protezione individuale.

Saper riconoscere e diversificare le attività per obiettivi ed impegno richiesto è importante per non rimanere vittime di aspettative disattese.
Nonostante l’esigenza di sicurezza sia oggi molto sentita, si fa ancora confusione su ciò che meglio scegliere allo scopo di difesa personale. Si cade allora nell’errore di mettere a confronto arti marziali e sport da combattimento di diversa natura ed estrazione, dando vita a sterili argomentazioni e diatribe, che si risolvono in esagerazioni ed esasperazioni tecniche che non fanno altro che gettare ancora più confusione sull’attività.
L’autodifesa possiede e ancor meglio dovrebbe ottenere, un’accezione diversa dall’hobby e dalla pratica sportiva, anche se per molto tempo è stata percepita come tale. È imperituro e opportuno riconoscerne oggi sia l’importanza che l’utilità, e di conseguenza la specificità della sua trattazione.
Per alcuni potrà sembrare scontato, ma per la personale sicurezza o per quella dei propri cari è prioritario scegliere solamente un’attività specifica di autodifesa, sotto la guida di un referente preparato, certificato e competente nella materia.

Chi non ha mai sentito asserire: “per funzionare deve essere istintivo!” L’istinto è stato per anni pilota della promozione dei corsi di arti marziali, ma soprattutto delle lezioni di difesa personale.
Nell’antichità il contatto con la natura, la conoscenza, il rispetto e il timore della stessa, erano sicuramenti ottimi ed esigenti maestri. Oggi i bisogni, le abitudini sociali, e di conseguenza il modo di vivere, sono profondamente cambiati.
Con l’avanzamento sociale e tecnologico e la pronta disponibilità di beni e risorse, quell’istinto di cui si parla tanto, ha di certo acquisito una dimensione molto diversa da quella del passato.
Nell’epoca moderna la preoccupazione più diffusa è quella del tempo, il che porta in automatico ad esigere risposte sempre più tempestive, bypassando proprio quelli che sono i ritmi fisiologici e naturali delle cose.
Bisogna fare attenzione quando l’istinto viene usato proprio come scorciatoia o aggancio per coloro che non hanno tempo, soprattutto quando viene proposto come l’interruttore salvavita che si può far scattare in automatico in maniera efficiente nel momento del bisogno, rappresentando così il “rimedio” per eccellenza nell’autodifesa.
Ricreare un contatto più tangibile con sé stessi è un nobile proposito e può rivelarsi utile ad acuire i propri sensi. Acquisire una migliore consapevolezza di sé è un processo che necessita impegno e dedizione, ed è una scelta che una formazione svolta con serietà può agevolare. Allora il percorso non sarà una scorciatoia, ma rappresenterà la strada necessaria per raggiungere fattivamente i propri obiettivi di sicurezza personale.

La difesa personale è un terreno di studio assai affascinante, vasto, quanto complesso. Per tale ragione il più delle volte l’argomento è vittima di un forte opinionismo non solo da parte del possibile discente ma anche del docente che ha scelto di promuoverne la tematica.
Al fine di semplificarne il concetto iniziamo facendo una distinzione tra quello che definiamo obiettivo globale dell’attività e quello personale, specifico dell’istruttore.
L’obiettivo globale, primario, dell’attività di difesa personale è quello di garantire al suo fruitore la possibilità di acquisire quelle risorse utili a costruire e mantenere uno standard di sicurezza personale che rispetti le proprie esigenze e abitudini di vita quotidiana, e chiaramente le norme della società alla quale appartiene. Inoltre, in casi di estrema necessità, ove la condizione lo richieda (ad esempio per eventi che rappresentano un rischio, come un’aggressione), si deve poter sostenere un livello di protezione individuale adeguato a preservare l’incolumità psico-fisica.
L’obiettivo personale dell’istruttore dovrebbe generalmente rispettare gli standard dettati da quello globale, anche se come si può constatare non sempre è così.
Il know-how derivante dalla formazione e dalle esperienze di insegnamento può aiutare sicuramente a definire qual è la visione che l’istruttore ha dell’attività e qual è la missione che si è prefissato di raggiungere secondo la personale competenza della materia, concezione e possibilità, sperando che tale assetto di risorse corrisponda ad un supplemento ed un potenziamento dell’attività e non ad un impoverimento.

Lo spray al peperoncino è forse uno dei dispositivi antiaggressione più conosciuti del settore. Sul mercato esistono svariati modelli diversificati per dimensione, gittata, effetto e grado di efficacia. Sono persino stati creati dei prodotti ibridi che combinano più strumenti, ma non sempre questo è sinonimo di efficienza in quanto nonostante siano oggetti di facile acquisto, è necessario sempre verificare che il porto, il trasporto e l’utilizzo sia legalmente consentito, anche “semplicemente” per non incorrere in amare sanzioni, invisibili ai più solo per abitudine di affidarsi al sentito dire.
I dispositivi che rappresentano un deterrente o un contrasto ad un’aggressione, devono comunque poter rispettare le caratteristiche imposte dalla legge e seguire le modalità di utilizzo previste al fine di essere impiegati correttamente e senza ripercussioni.
Possiamo dire che il solo portare con sé uno spray al peperoncino non può garantire purtroppo la propria sicurezza. Saper utilizzare fattivamente lo strumento è tutt’altra storia che immaginare di poterlo impiegare improvvisando nel momento del bisogno.
Personalmente ritengo che un dispositivo antiaggressione possa ritenersi veramente utile qualora sia stato ben valutato e collocato all’interno del personale standard di sicurezza.
Ricordiamo sempre che la prima linea difensiva e la più efficace risorsa che abbiamo a disposizione è rappresentata dalla consapevolezza dell’ambiente e delle dinamiche che in esso si vanno a sviluppare. Senza di essa, specialmente quando viene a mancare una dovuta preparazione, mantenere la propria sicurezza potrà risultare ancora più difficile del dovuto, al di là della validità del prodotto che si è deciso di avere con sé allo scopo di Autodifesa.

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“Una maggiore sicurezza per una migliore qualità di vita” – Coach Valerio